La cannabis non fa più parte delle sostanze stupefacenti
Il risultato di ora si può considerare storico, perché, nonostante lo scarto sia stato soltanto di un voto con 27 favorevoli, 25 contrari e 1 astenuto, la cannabis è stata finalmente rimossa dalla tabella IV, aprendo quindi la strada per il futuro a ricerche in campo tecnologico e medico che sono rimaste bloccate per quasi mezzo secolo.
Tutta l’Europa ha votato positivamente, compresa l’Italia e soltanto l’Ungheria si è opposta, consentendo finalmente a chi per decenni ha effettuato studi sulle proprietà positive della cannabis e delle sostanze in essa contenute di poter uscire dall’ombra. Questo indica che il cannabidiolo, una delle molecole contenute nella cannabis, detto anche CBD non è considerato uno stupefacente e quindi tutti i suoi derivati possono essere commercializzati. Tra i prodotti di punta e più venduti c’è l’olio e qui puoi trovare tutti i segreti dell’olio di CBD.
Sono passati 50 anni da quando la cannabis è stata messa nella lista delle sostanze stupefacenti, la famigerata tabella IV, in compagnia di eroina e cocaina. Era il 1961 e la Convenzione Unica sulle Sostanze Narcotiche, non senza molte polemiche, si era pronunciata sulla pericolosità di questa sostanza.
Questo è significato per i molti produttori di canapa il crollo di un’intera economia, perché anche chi la coltivava per produrre fibre tessili si è trovato nell’impossibilità di continuare la propria tradizione familiare e a dover ripiegare su altre.
Sono stati effettuati studi molto approfonditi per cercare di ribaltare la sentenza, ma l’ONU fino a tempi recenti non ha voluto considerare i risultati, anche a causa della pressione di molti dei suoi membri più importanti.
Un’importante vittoria per tanti
Benedetto della Vedova, segretario di Più Europa, dal tuo profilo Facebook hai invitato l’Italia a eliminare tutte le restrizioni vessatorie e le proibizioni che per decenni hanno impedito ai malati anche gravi di poter usufruire dei vantaggi dei prodotti della cannabis.
Il passo necessario adesso è quello di slegare la cannabis terapeutica da quella relativa dal punto di vista della regolamentazione anche sul piano internazionale, chiarendo una volta per tutte il fatto che è profondamente sbagliato togliere agli ammalati il diritto ad una vita migliore in nome di un’ideologia.
Le possibilità per la cannabis
Gli studi che avevano condotto al blocco della cannabis e dei suoi prodotti nel 1961, come spesso capita in ambito medico e scientifico, infatti, non si possono che considerare superati ed obsoleti, anche semplicemente per via del progresso tecnologico nelle strumentazioni e nelle metodologie.
Una revisione approfondita era necessaria da tempo, ma molti stati erano renitenti e contrari, impedendo così a tantissime persone di poter accedere alla sperimentazione e migliorare la propria vita, se non altro dal punto di vista qualitativo.
Gli studi sulla cannabis infatti hanno dimostrato ad esempio che alcuni suoi sottoprodotti come l’olio di CBD hanno ottime applicazioni dal punto di vista del trattamento del dolore cronico.
A differenza dei farmaci antidolorifici, infatti, questo prodotto non ha controindicazioni note, perché va direttamente reagire sul cosiddetto sistema endocannabinoide, un complesso di ricettori a cui i principi attivi contenuti nella cannabis si legano in maniera naturale a causa di un lungo processo di coevoluzione dell’uomo e di questa pianta, coltivata la millenni.
Anche nel trattamento di stati ansiosi, agitazione permanente e attacchi di panico, il trattamento a base di olio raffinato di CBD ha prodotto eccellenti risultati, sia nel caso di pazienti soggetti ad eventi sporadici che casi di stress post traumatico grave.
L’assunzione di questi prodotti si è rivelata molto utile, perché agisce come miorilassante e regolatore delle funzioni cardiache e respiratorie, consentendo così all’organismo di gestire al meglio lo stress e di non entrare nei cicli di iperventilazione che si associano tipicamente agli eventi ansiosi e di panico.
Il cannabidiolo, inoltre, è un ottimo coadiuvante per le terapie alimentari per tutti i soggetti che hanno problemi di origine psicologica ad assumere il cibo come anoressici e bulimici, perché da un lato induce un pronunciato senso di appetito, dall’altro invece controlla il livello di sazietà.
Si è rivelato anche molto utile nel caso di intolleranze alimentari di origine traumatica e psicologica, perché tiene sotto controllo l’insorgenza degli spasmi e dei conati, che molto spesso impediscono a chi soffre di questi problemi di seguire una dieta normale e sana.
Tra l’altro dagli studi risulta anche che se si segue la terapia a base di CBD in molti casi il problema del rigetto viene riassorbito in maniera permanente, determinando quindi la guarigione del soggetto.
Infine ci sono studi clinici che rivelerebbero come il principio attivo contenuto nella cannabis legale e nei suoi prodotti agisca in maniera positiva su soggetti tossicodipendenti impedendo alle false chiavi di legarsi ai recettori specifici.
Le prospettive per il futuro
Dopo i primi complicati passi che sono stati fatti negli ultimi anni con l’introduzione della cosiddetta cannabis light e il ritorno della canapa nel mondo dell’economia, l’apertura dell’ONU sulla cannabis può essere la testa di ponte per una lenta rivoluzione.
Anche se per gli esperti di politica interazionale occorrerà tempo, questa spingerà molti paesi ad allinearsi anche dal punto di vista delle leggi interne alla mutata condizione, non potendo più ignorare il fatto che c’è un’economia in emersione molto rapida della quale molti dei loro cittadini vorranno approfittarsi.
Uno degli elementi chiave su cui puntare infatti, è la ricerca e sviluppo tecnologico su cannabis e derivati, sia dal punto di vista pubblico che privato, con la realizzazione di prodotti conformi alle normative locali.
Questi consentiranno di allentare la morsa sui produttori, che attualmente sono costretti a effettuare un’enorme quantità di controlli molto costosi sulla composizione del loro prodotto in molti Paesi, anche quando questo è destinato a scopi industriali e tessili.
La possibilità di attrarre nuovi investitori, creare professionalità e formare imprenditori può essere un elemento da valutare per molti Paesi con un’economia povera ma un clima favorevole alla coltivazione della cannabis, che richiede temperature relativamente elevate, alture e un certo sbalzo termico tra giorno e notte.
Potranno essere sviluppati in futuro anche farmaci e prodotti terapeutici di uso comune a basso o bassissimo costo, perché si tratta di una materia prima che richiede poche cure con un clima favorevole.
La cannabis offre grandi raccolti in campo libero, con la possibilità di installare anche impianti di raffinazione elaborazione direttamente sul posto.
Dove si trovano i prodotti del CBD e della cannabis
Attualmente in Italia gran parte del commercio della CBD si svolge on-line, perché al momento i negozi fisici sono poco diffusi sul territorio e molto spesso non riescono a attrarre clientela a causa del pregiudizio storico sulla cannabis.
Su internet invece è molto più semplice procurarsi oli raffinati di altissima qualità, ad esempio sui portali attivi da molti anni come Justbob.it che garantisce alla propria clientela una selezione dei migliori canapai e di prodotti con un tenore di THC pressoché nullo, destinati a uso terapeutico e non.